OASI NATURALITICA DI SANT’ALESSIO CON VIALONE

07.06.2019 14:33



"Il Giardino dell'Eden" (Ermanno Olmi)

I parte


Lo studio, o anche la sola e semplice osservazione ravvicinata degli uccelli è, a mio avviso, una delle esperienze più interessanti che un appassionato di
ornitologia possa condurre. Sono davvero molteplici le ragioni che si potrebbero addurre a sostegno di questa mia affermazione. Da qui il mio invito
a non lasciarsi scappare quest'opportunità che l'osservazione diretta, magari con l'ausilio di un piccolo binocolo da studio può certamente garantire.



L'Oasi di Sant'Alessio è un'area naturale protetta di circa dieci ettari d'indubbio interesse sia per la diversificazione di ambienti, quanto per flora e fauna ospitati che possono essere ammirati in tutta la loro bellezza e complessità. Creata su volere di Antonia e Harry Salamom, é un angolo di natura incastonato nella Pianura Padana a pochi chilometri dal polo industriale di Milano e dalla graziosa cittadina universitaria di Pavia ricca di storia e parchi naturali che, sebbene meritino senz'altro di essere visitati, non riescono a uguagliare quel ristretto ma prezioso scrigno di biodiversità che è l'Oasi faunistica di Sant'Alessio, un vero e proprio paradiso per chi ama fotografare o "semplicemente" anche solo osservare la natura.


Nel periodo della riproduzione, lo svasso maggiore (Podiceps cristatus) frequenta in genere le  zone umide d'acqua dolce, in vicinanza di luoghi ricchi di vegetazione palustre e di fauna ittica.

L'Oasi di Sant'Alessio nasce nel 1973 con un progetto di rinaturalizzazione di zone agricole volto a realizzare un'area di foresta planiziale ricca in zone umide e ambienti quali il bosco, la palude, tratti di fiume, gli stagni, le marcite e piccoli laghi.

Il cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus) si riproduce
vicino ad acque poco profonde siano essi territori allagati, rive di laghi o
zone lagunari.


In contrasto con il suo nome il fenicottero rosa (Phoenicopterus roseus) è forse la specie dai colori meno accesi

rispetto ad esempio al fenicottero minore (Phoenicopterus minor), uno dei più colorati anche se nella classificazione di quest'ultima specie non
vi è alcun riferimento al colore. E' spesso possibile osservarli in gruppi con il lunghissimo collo a riposo attorcigliato su se stesso per poter appoggiare l'enorme becco tra le piume del dorso.



Le spatole (Platalea leucorodia ) si riuniscono in grandi colonie durante l'epoca della riproduzione.

La collocazione dei loro nidi varia in funzione delle caratteristiche dell'ambiente nel quale si sono stabilite; così, mentre nei canneti o cariceti (composti da canne palustri) di solito sono a bassa quota (circa a mezzo metro dal suolo), nei boschi delle

riserve possono invece essere a vari metri di altezza.


La giornata del cormorano comune (Phalacrocorax carbo)

trascorre in parte in acqua e in parte sui posatoi dove asciugano le penne.


Il programma, inizialmente finalizzato solo all'allevamento e alla riproduzione, presto allarga i suoi orizzonti alla reintroduzione in natura di animali selvatici minacciati o a rischio di estinzione e alla ricostruzione degli ambienti necessari a rendere possibile la loro permanenza in loco.  Contemporaneamente, grazie  alla realizzazione di strutture adeguate, si occupa anche di quegli esemplari il cui rilascio in natura per vari motivi sarebbe impossibile. Questo ha consentito a molti uccelli di poter restare sul territorio e formare piccole o grandi colonie. Nel corso degli anni i progetti dell'Oasi volti alla conservazione della biodiversità animale hanno dato i loro frutti. Questo ruolo si è attuato mediante due strategie non alternative ma complementari in cui le popolazioni presenti in
cattività e quelle in natura sono gestite come metapopolazioni dove la sopravvivenza dipende da entrambe ovvero sia dalla conservazione "in situ" che da quella "ex situ".

In quest'ottica, l'allevamento e il successivo  rilascio della cicogna bianca, iniziato nel 1975, ne sono l'esempio forse più mirabile, il primo passo di quel cammino sperimentale che ha condotto alla loro reintroduzione già dal 1978. La loro liberazione in natura ha permesso anche di verificare come gli esemplari qui allevati acquisissero molti di quei comportamenti originari della specie tra cui quello migratorio già a partire dal primo settembre successivo alla loro nascita. In più di quarant'anni di attività si sono avute un numero di nascite superiori al migliaio di esemplari, sancendo il ruolo significativo avuto dall'Oasi nel ritorno della cicogna bianca in Italia.


La prole inetta dell cicogna bianca  (Ciconia ciconia) è inizialmente coperta da piumino di colore bianco ma rado e corto.
Dopo una settimana ne appare uno più lungo e uniforme. Il becco è nerastro.

L'alimentazione avviene attraverso il rigurgito del cibo, in precedenza ingerito dai genitori, all'interno del
nido - maggio 2019.


La presenza di questo regale ospite nei grossi nidi sopra la torre del Castello di Sant'Alessio, all'ingresso dell'Oasi, sembra proprio volerci ricordare questo primo e importante successo.


Il nido delle cicogne bianche sulla torre del Castello di Sant'Alessio con  Vialone.

Di grandi dimensioni, può raggiungere una larghezza di 1,50 metri con una profondità sino a 3 metri.

Si ha accesso all'Oasi passando attraverso un piccolo cancello e percorrendo un breve vialetto che conduce al cortile interno del castello, una delle rare fortificazioni dalla struttura architettonica fedelmente ispirata al castrum romano (la cui osservazione attenta rivela i merli guelfi chiusi nel 1481). Da qui in breve, attraverso sentieri ben delineati, si giunge ai diversi ambienti tanto d'interesse botanico che faunistico, ognuno rispecchiante il progetto di base di cui si è già fatta menzione e volto a integrare i due elementi (botanico e faunistico), cioè in ultima analisi scegliendo le specie vegetali in funzione delle peculiarità degli animali ospitati.

Le specie animali, che popolano i diversi ambienti in una situazione di semilibertà o di libertà assoluta, attraggono
sin da subito l'attenzione della maggior parte dei visitatori suscitandone genuino stupore. Un osservatore più attento, non mancherà poi di rendersi conto come in questi ambienti sia possibile osservare specie botaniche rare originarie e in alcuni casi complementari a formare una cornice verde che rispecchia gli habitat o i microhabitat nativi, dove si consente alla natura di fare il suo corso.

Dove l'acqua è poco profonda subentrano le piante galleggianti (idrofite natanti) a foglia larga
tra cui la ninfea gialla (Nuphar lutea).



Castileja coccinea è una pianta emiparassita di difficile coltivazione.

Dal nome comune di pennello scarlatto o tazza dipinta scarlatta. Il nome del genere "Castilleja" si riferisce al botanico spagnolo Domingo Castillejo, mentre l'epiteto specifico "coccinea" significa "rosso" e deriva dalle brattee rosse che circondano i fiori a formare infiorescenze lunghe o compatte. Le sue radici cercano in genere piante ospiti avendo la capacità di sequestrare i nutrienti da altri organismi, in questo caso da erbe perenni.

Come la maggior parte dei fiori rossi, questa specie è particolarmente adatta per l'impollinazione dei colibrì.


L'ibis scarlatto (Eudocimus ruber) predilige gli ambienti palustri e le zone fangose in cui cattura le
proprie prede sia immergendo il becco nell'acqua sia  beccando il terreno.


La ricostruzione accurata degli ambienti permette di soffermarsi non solo sulle relazioni ecologiche degli animali presenti o i loro aspetti comportamentali ma in generale sui molti caratteri della loro biologia fra cui, non per ultimo, quello morfologico. I diversi ambienti sono organizzati su due sentieri: uno a formare il percorso europeo e l'altro quello tropicale.

Il "Percorso europeo", oggetto di quest'articolo, racchiude un composito mosaico di ambienti naturali, tra cui spiccano tratti di fiume, un articolato sistema di zone umide ripariali, stagni e canneti che ci danno la sensazione di immergerci in una foresta planiziale primaria, in un ambiente primordiale, dove gli ecosistemi naturali e seminaturali formatisi spiccano per la ricchezza della numerosa avifauna acquatica.


Fine PRIMA PARTE.


Qui una piccola anticipazione fotografica della seconda parte.