22.05.2018 09:48
"II Comune di Pavia conserverà in perpetuo i boschi, mantenendone inalterata la parte ad essenze forti, testimonianza preziosa dell'antica vegetazione del Ticino" (Giuseppe Negri).
L'Oasi Bosco Negri rappresenta un ottimo esempio della lussureggiante vegetazione che ricopriva gran parte della Pianura Padana, prima delle opere di bonifica effettuate nell'89 a.C. dai Romani. Con i suoi 34 ettari di estensione è una testimonianza delle antiche foreste planiziali, un luogo situato sulla sponda destra lungo il corso del fiume Ticino dove poter immergersi lontano dal caos cittadino per godere con un tuffo nel passato di un angolo di natura davvero ... naturale.

Sottobosco particolarmente ricco di equiseto (Equisetum hyemale). La presenza di questa specie igrofila è condizionata dalla profondità della falda freatica. Il genere Equisetum è il più antico genere di piante sopravvissuto sulla Terra presentando i caratteri essenziali simili al genere Equisetites, una pianta che comparve nel Carbonifero circa 300 milioni di anni fa.
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Nido di airone cenerino (Ardea cinerea)

Un particolare della garzaia, la "città degli aironi". Nell'immagine due dei numerosi nidi (frecce) presenti nell'area di nidificazione dell'oasi.

L'edera comune (Hedera helix), pianta lianosa sempreverde a portamento rampicante in figura, aderisce ai fusti degli alberi tramite radici avventizie che ne consentono lo sviluppo verticale. Può raggiungere i 20 metri di lunghezza. La marcata eterofillia che caratterizza le foglie è legata all'età della pianta essendo il cambiamento della loro forma in relazione alla sua maturità riproduttiva. Le foglie dell'individuo giovane presentano la lamina fogliare divisa in tre lobi mentre nell'adulto non sono lobate.

Tracce visibii di capriolo sul tronco di un biancospino. Le tracce di scortecciamento sono presenti ad una altezza inferiore a 1,50 m. Solo il maschio di capriolo possiede appendici frontali, i palchi, soggetti a ciclo annuale. I palchi a tre punte cadono in autunno dopo 80-120 giorni dal periodo degli amori e la ricrescita ha inizio in febbraio-marzo con il rivestimento degli stessi ad opera di una formazione denominata "velluto", una cute pelosa ampiamente vascolarizzata e ricca di terminazioni nervose. La formazione dei palchi è un processo complesso che si conclude con la necrosi del "velluto". Il capriolo si libera di questo tessuto ormai inutile tramite lo sfregamento su tronchi (vedi fotografia).

Tracce di capriolo alla base di un biancospino. Si noti la totale assenza di foglie, rami o altro materiale.

Il passaggio dei cinghiali si riconosce anche dalla presenza di "scavi" sul terreno, come quelli in figura, fatti con il grugno e volti a rimuovere il cotico erboso. Il cinghiale è, insieme al capriolo, uno dei due ungulati presenti e successivamente scomparsi nel Parco del Ticino quasi certamente per attività umane quali la caccia. L'attuale presenza è dovuta all'evasione da una ex Riserva di caccia e al successivo sconfinamento nella zona centrale e meridionale dove riuscirono a riprodursi e proliferare trovando abbondanza di cibo in assenza di nemici naturali. La presenza del capriolo è dovuta a progetti di reintroduzione finalizzati a ripopolare i boschi dell'area del Parco del Ticino.

Hypholoma sublateritium conosciuto anche come falso chiodino.

Pholiota populnea. Il sapore amaro lo rende non commestibile.
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Colori d'autunno.